Se il running diventa letale
Quando è indispensabile per un runner fare ricorso a farmaci che riducono l’infiammazione e quando, invece, l’assunzione risulta inutile o addirittura controproducente?
Da tempo, gli ortopedici e i fisioterapisti, si spendono per fare chiarezza.

Il dolore fisico può fare compagnia al runner per diversi motivi: come causa di un allenamento o una gara interpretati a un’intensità esagerata per le proprie possibilità di quel momento, oppure in caso di infortunio muscolare. Quando si trova in queste condizioni chi corre non fa eccezione all’idea dominante che la salute si identifichi con l’assenza di dolore e ricorre ai molti farmaci a disposizione per attenuare o addirittura sopprimere la sofferenza. Il dolore è una sorta di campanello di allarme, un semaforo rosso regalatoci dalla natura.


Esistono meccanismi di guarigione?

– il meccanismo infiammatorio è il sistema endogeno che porta, o cerca di portare attraverso le sue fasi complesse, alla guarigione: è peraltro vero che non sempre ci riesce;

– il dolore è un campanello di allarme fisiologico con lo scopo di limitare un esercizio che potrebbe diventare pericoloso ai fini di un buon esito della guarigione in natura;

– gli antinfiammatori, interferendo appunto sui meccanismi dell’infiammazione, limitano il potenziale di risanamento naturale avviando la patologia verso un processo di possibile cronicizzazione;

– i farmaci di natura cortisonica possono ingenerare dei danni tessutali qualora vengano iniettati localmente, come nelle terapie infiltrative;

– alcuni antinfiammatori, se non giustificati da una terapia mirata in relazione a una precisa patologia, costituiscono una forma di doping, magari non sanzionabile, ma inteso in modo più semplice come alterazione della capacità naturali dello sportivo.